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Corpo e mente un’unità indissolubile

Corpo e mente un’unità indissolubile

Già dai tempi di Ippocrate si attribuiva ai fattori psichici sul soma un ruolo di primaria importanza e si pensava che i sentimenti e le emozioni avessero una certa ripercussione sul benessere fisico. Scrive, infatti, Ippocrate nel trattato sulle epidemie: “Se l’anima si ammala consuma il corpo…”. E quando parla di terapia afferma che “una buona disposizione spirituale garantisce la bontà della prognosi”.

Corpo e mente sono strettamente collegati e si influenzano a vicenda. Se prestiamo attenzione a noi stessi, a quello che ci accade, possiamo facilmente renderci conto che può bastare una notte passata in bianco per renderci stanchi e scontrosi; e che spesso se siamo tesi o preoccupati, possiamo sentire il cuore “in gola” ed il respiro affannoso.

Esistono esempi, tratti dalla vita di ogni giorno, che ci aiutano a comprendere come sia sottile il filo che collega la mente al corpo.

L’individuo che arrossisce quando è costretto a parlare di fronte ad un pubblico sconosciuto, confessa così il suo imbarazzo. Oppure il bambino che prima della recita scolastica deve correre svariate volte in bagno, è chiaro che teme di esibirsi di fronte agli altri. Così la persona che sviene alla vista del sangue è probabile che associ tale evento ad un altro, carico per lui di significato emotivo, determinante il malessere.

In questi casi si tratta di conflitti emotivi che producono delle reazioni funzionali corporee. Ed ecco che i vasi sanguigni si dilatano o si restringono determinando rossore o svenimento, l’intestino si mette eccessivamente in movimento o si blocca causando veloci corse in bagno o fastidiosi dolori addominali. Questi rappresentano alcuni dei meccanismi difensivi che l’organismo mette in atto di fronte ad una situazione di pericolo.

Ma cosa accade quando si passa da una situazione di pericolo contingente ad un disagio che perdura nel tempo? Si possono allora verificare delle vere e proprie lesioni come l’ulcera, ad esempio, o delle patologie funzionali che colpiscono gli organi respiratori (asma bronchiale), l’apparato locomotore, la pelle (eczema, psoriasi, dermatosi), il sistema digerente, la secrezione endocrina.

L’importanza di vedere l’individuo nella sua globalità mente-corpo, negli ultimi anni è stata sottolineata non solo da psicologi e psichiatri, ma anche dalla medicina psicosomatica.

La psicosomatica può essere definita, in senso restrittivo, come “la scienza che si occupa di una serie di malattie nella cui origine l’aspetto psicologico assume un’importanza rilevante”. Nel corso dell’evoluzione della medicina psicosomatica diversi studiosi hanno cercato di spiegare il meccanismo che trasforma un evento psicologico in una manifestazione organica. Il premio Nobel Dott. Sherrington indicò nell’emozione il punto di contatto tra la parte psicologica e quella fisiologica. In pratica le reazioni emotive dell’uomo nascono dall’interazione tra stimoli psicosociali e strutture fisiche, tra ciò che ci capita e ciò che siamo.

Chiaramente non tutte le risposte emotive agli stimoli esterni provocano malattia. Sono le reazioni inadeguate, sproporzionate ad essi, che “ci fanno ammalare”. Cosa fare allora? La malattia spesso ci costringe ad ascoltare le esigenze che partono da dentro e che non possono essere separate in quelle del corpo da un lato e quelle della mente dall’altro. Imparare ad ascoltare il proprio corpo, accettarne i cambiamenti, darsi il permesso di prendere una pausa e farsi “curare”, è la strada per utilizzare al meglio il malessere. Ecco che allora di fronte a una gastrite, a un raffreddore cronico, a una psoriasi, possiamo chiederci come mai il nostro corpo ha avuto bisogno di farsi sentire in modo così violento e doloroso, come abbiamo condotto la nostra vita emotiva, di cosa realmente abbiamo bisogno per star bene.

Nell’approccio psicosomatico la visita dura un’ora circa ed il tempo maggiore è riservato al colloquio che assume una vera e propria funzione terapeutica. Tecnicamente si parla di “anamnesi associativa”. Essa consiste nell’aiutare il paziente a collegare i ricordi, le sensazioni, gli stati emotivi della malattia. La classica visita medica con misurazione di pressione e stetoscopio è molto contenuta perché il soggetto già presta troppa attenzione all’aspetto organico dei suoi sintomi e, al contrario, deve essere aiutato a valutarli anche da altri punti di vista. Il buon vecchio detto latino “mens sana in corpore sano”, alla luce di quanto detto, sembra oggi più che mai attuale. 

Dott.ssa Laura Bonanni
Psicologa Psicoterapeuta a Roma (RM)


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Dott.ssa Laura Bonanni

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