Ogni bambino nasce, cresce, si sperimenta, impara a conoscere se stesso e la realtà che lo circonda, all’interno di un sistema: la famiglia.
La famiglia è un organismo dinamico con un suo preciso ciclo evolutivo. Essa è infatti soggetta a varie richieste di cambiamento che provengono sia dall’interno che dall’esterno. Muore un nonno: l’intero sottosistema genitoriale va ridimensionato; la madre cessa di lavorare: può essere necessario modificare i sottosistemi coniugale e genitoriale.
La vita di una famiglia può essere vista come un processo che si svolge attraverso degli stadi.
Due “cellule” singole si uniscono (fidanzamento) andando a costituire un’entità pluricorporea (matrimonio).
Questa entità si sviluppa attraverso stadi di crescita che influenzano ogni elemento del sistema (espansione, cioè il periodo che intercorre dalla nascita del primo figlio a quella dell’ultimo).
Alla fase di espansione segue quella di consolidamento del sistema familiare, in cui la famiglia vive un certo periodo di equilibrio e di adattamento, caratterizzato dalla padronanza di funzioni e capacità appropriate.
Si passa, poi, al periodo in cui gradualmente tutti i figli abbandonano la famiglia ed iniziano a formare un proprio nucleo familiare (contrazione), sino ad arrivare, infine, al momento della scomparsa delle due cellule progenitrici.
Tutti questi stadi implicano dei compiti evolutivi che debbono essere “risolti” per la salute della famiglia e di quella dei suoi membri.
La famiglia ha la funzione di creare e generare delle persone, cioè dei sé. Non solo nel senso di mettere al mondo dei figli, ma anche in quello di far crescere delle persone. Quindi non necessariamente una famiglia che non ha figli non si identifica come tale.
All’interno del sistema familiare esistono dei sottosistemi specifici di cui i tre più significativi per lo sviluppo e la crescita di un bambino sono: a) quello madre – figlio; b) quello che si stabilisce tra i fratelli; c) quello genitoriale.
Il sottosistema che assume maggior importanza per il bambino, soprattutto nel primo periodo di vita, è quello madre – figlio: la relazione che il bambino instaura con sua madre.
Il neonato dipende completamente dalle attenzioni che riceve, contemporaneamente egli rivela già elementi della sua personalità, alla quale la famiglia deve adattarsi.
Il piccolo presenta delle differenze individuali significative che vanno dai processi fisiologici alle modalità di alimentarsi e di dormire, dalle reazioni agli stimoli interni ed esterni alle modalità percettive...
Queste espressioni di individualità rappresentano i prodotti terminali della crescita mentale e primaria che è avvenuta nel lungo periodo di gestazione.
La relazione fra la madre ed il bambino è veramente “un capolavoro della natura”.
La prima comunicazione fra i due si verifica grazie ad un linguaggio del tutto speciale: quello del corpo.
Non esistono ancora, a questa età, filtri creati dalla razionalità e la comunicazione fra madre e figlio si svolge attraverso canali molto più semplici ed immediati.
La piacevolezza del contatto che il bambino prova avvicinandosi al corpo materno, dovuta alla peculiare caratteristica della pelle liscia della madre, la sua voce acuta, che rientra nello spettro acustico del bambino, l’olfatto, particolarmente sviluppato in questa primissima fase di vita, ed infine la posizionatura del seno materno che rientra nel campo ottico del bambino durante l’allattamento, rendono il rapporto madre-figlio molto “intimo” e coinvolgente. Questo particolare linguaggio rientra nel contesto di quell’attaccamento iniziale e duraturo che rende possibile ciò che è stato descritto come “la nascita psicologica del bambino”. È grazie alla relazione madre-figlio, dei primi mesi e dei primi anni di vita, che si stabilisce il modello di relazione interpersonale successivo del bambino.
Anche la figura paterna riveste un ruolo significativo per lo sviluppo del bambino, la sua stima e le sue competenze future. Diversi studi hanno dimostrato che i ragazzi con una forte identificazione con il padre avevano valori più alti di giudizio morale interno e conformità alle regole, rispetto a coloro che presentavano deboli sentimenti di identificazione con la figura paterna. Una forte relazione fra padre e figlio è d’aiuto non solo per lo sviluppo morale, ma anche per quello intellettivo del bambino.
“… Lo sviluppo del bambino ha la sua individualità ed il suo regime di crescita; questa individualità non è indipendente dalla famiglia, ma è il prodotto dell’interazione fra un essere unico ed irripetibile ed una famiglia umana unica, assoluta ed irripetibile”.
Dott.ssa Laura Bonanni
Psicologa Psicoterapeuta a Roma (RM)
Psicologa Psicoterapeuta
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Iscritto all'Ordine ordine degli Psicologi del Lazio n° 3337 - data iscrizione (25/11/1993)